College History

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Veduta della Via dei Maroniti – aprile 2015

Il Collegio Maronita di Roma fu eretto con la bolla papale Humana sic ferunt il 27 giugno 1584 firmata da Papa Gregorio XIII il quale si rese conto che solo formando a Roma i futuri sacerdoti di Rito Maronita, sarebbe stato passibile imprimere una svolta decisiva nell’ambito dei rapporti che intercorrevano tra la Chiesa Romana e la culla del cristianesimo : il Medio Oriente, dove nei secoli si era sviluppata la Chiesa Patriarcale Maronita, unica Chiesa Orientale Cattolica, a vantare da sempre piena comunione con Roma.

Nel Collegio Maronita sarebbero stati accolti giovani aspiranti al sacerdozio provenienti da tutte le eparchie orientali, e in questo contesto avrebbero avuto la possibilità di studiare seguendo non solo la propria vocazione, ma i propri riti e la propria lingua, fino al momento del ritorno alla terra d’origine, dove, avrebbero potuto fare da tramite tra Roma e il Medio Oriente, contribuendo con la loro presenza e la loro conoscenza a seguitare l’opera di crescita culturale delle popolazioni mediorientali.

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Veduta esterna del vecchio Collegio Maronita in via dei Maroniti – aprile 2015

Il principale merito del Collegio Maronita di Roma fu quello di aver dato nuovo impulso alla vita culturale della Comunità Maronita. La Chiesa Maronita infatti era, nel Cinquecento, una chiesa di frontiera, chiusa tra le montagne del Libano ed isolata non solo da Roma, ma anche dal resto del mondo cristiano : la comunità cristiana Maronita aveva dovuto per secoli fronteggiare il rischio di soccombere sotto la dominazione islamica.

Il 27 febbraio 1581 arrivarono a Roma i primi quattro giovani studenti che furono alloggiati in una casa situata presso la chiesa parrocchiale di S. Giovanni della Ficoccia, a pochi metri dalla Fontana di Trevi, e la via prese poi il nome, che conserva ancora oggi, di via dei Maroniti, e che, con il breve Exigit incunbentis del 31 gennaio 1582, divenne l’Ospizio della Nazione Maronita.

Nel 1584 arrivarono all’Ospizio altri sel studenti provenienti da Aleppo; Gregorio XIII mise a loro disposizione, oltre che la casa, anche il giardino attiguo; la chiesa di S. Giovanni cessava di essere parrocchia e veniva destinata come cappella ad uso degli studenti maroniti.

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16 aprile 1812 – Percorso dell’acqua che dai Giardini del Papa (Monte Cavallo al Quirinale) attraversando il Collegio Mattei giungeva ai giardini del Collegio Maronita.

L’antica chiesa, ora sconsacrata, conserva a tuttoggi le tombe dei celebri Assemani, famiglia di insigni storici libanesi, il più insigne dei quali, Giuseppe, morì nel 1768, dopo aver ricoperto la carica di Prefetto della Biblioteca Vaticana. Con l’erezione del Collegio Maronita venne nominato protettore e difensore del Collegio il Cardinal Antonio Carafa1 (1538-1591), che fu, inoltre, incaricato di redigere il primo regolamento ispirato da quanto prescritto dai canoni del Concilio di Trento. Con l’elevazione a rango di Collegio Nazionale il Collegio Maronita poteva ora beneficiare degli stessi vantaggi economici dei collegi germanico, greco ed inglese. Al pari degli altri collegi nazionali la direzione era affidato a personale gesuita, mente la formazione intellettuale sarebbe avvenuta nel Collegio Romano.

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Veduta esterna del vecchio Collegio Maronita in via dei Maroniti – aprile 2015

Nel 1622 Papa Gregorio XV con la Bolla Iscrutabili Divinae instituì la Congregazione de Prpaganda Fide, a cui diede pure le competenze sulle Chiese di Rito Orientale, e a tal proposito il Patriarca Yousef Mahlouf chiese al Papa di allontanare i gesuiti dalla direzione del Collegio, perché sotto la loro direzione, il Collegio aveva sofferto di una cattiva gestione finanziaria e della dispersione delle vocazioni. Nel XVII secolo ci furono vari tentativi di spostare il Collegio Maronita in alti luoghi in Italia, a Ravenna, e in Libano, a Hawqa, ma non ebbero seguito, in quanto, con la costituzione di queste nuove istituzioni, sarebbero state disperse le poche risorse della chiesa Maronita e in fondo i nuovi collegi non avrebbero fatto altro che essere considerati dei cattivi duplicati del Collegio di Roma.

Tra il 1635 e il 1773, anno della soppressione della Compagnia di Gesù, passarono nel Collegio Maronita circa 200 studenti. Il Collegio di Roma operò un grande risveglio culturale, che si rifletté non solo in Europa, ma soprattutto in Libano, dove apparvero le prime opere stampate in arabo in tipografie situate in Libano, finché, nel 1627, i testi che sarebbero serviti per lo svolgimento del ministero dei sacerdoti maroniti, una volta rientrati in patria, cominciarono ad essere stampati a Roma, dalla Tipografia Poliglotta istituita presso la sede di Propaganda Fide. E’ indubbio che attraverso tali testi si dette inizio ad un primo processo di sviluppo culturale delle popolazioni maronite, che riusci a coinvolgere anche altre comunità religiose, sia cristiane sia musulmane: la comunità Maronita si stava trasformando nella realtà più dinamica ed aperta tra i differenti gruppi che formavano la società libanese. Il 1 marzo 1798 le truppe francesi che avevano occupato Roma, requisirono una parte del Collegio per alloggiarvi 15 soldati, costringendo i pochi studenti rimasti a rifugiarsi nel Collegio di Propaganda Fide, espropriarono la Vigna della Torretta, fuori di Porta Pia, che faceva parte di un lascito a favore del Collegio, e chiusero il Collegio stesso.


Erezione del nuovo Collegio Maronita

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Invito alla posa della prima pietra del Pontificio Collegio Maronita 19 Giugno 1902

Nel 1891 Papa Leone XIII con la bolla “Olim sapienter” ricostituì di nuovo il Collegio, concedendogli i mezzi economici per acquistare uno stabile in via di Porta Pinciana n° 32, acquistato dal banchiere Grill a favore di Mons. Elia Huayek Vicario Generale del Patriarca di Antiochia per lire 110.000.

Il 1 gennaio del 1894 fecero il loro ingresso nel nuovo Collegio otto studenti inviati a Roma dal Patriarca Giovanni Pietro Hajje; erano accompagnati dal loro rettore il Rev. P. Gabriele Hubarak, sacerdote Maronita. Il 3 luglio 1895 fa acquistata per lire 32.500 dal sig. Achille Agostini a favore dell’ Abate Don Gabriele Cardald, Procuratore dell’ Eccellentissimo Patriarca di Antiochia Giovanni Pietro Hagg, un’area fabbricabile sita all’angolo tra via di Porta Pinciana e via Aurora per costruirvi il definitivo Collegio Maronita e la chiesa di S. Marun2.

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Il Collegio in costruzione nel 1910

La posa della prima pietra avvenne il 19 giugno 1902 alla presenza dai più alti rappresentanti del Clero Romano. Avvennero a distanza di una settimana l’uno dall’altro i due grandi eventi della chiesa Maronita in Roma: la posa della prima pietra del Pontificio Collegio Maronita che ebbe luogo il 14 giugno 1902 e quella della chiesa di S. Marun che ebbe luogo il 21 giugno 1902, entrambi su progetto di Carlo Busiri Vici. Il famoso architetto, figlio di Andrea Busiri Vici riusci ad inserire il complesso residenziale posta tra via di Porta Pinciana e via Aurora nello splendido tessuto urbanistico del rione XIV Ludovisi, la cui espansione aveva avuto inizio con il Piano Regolatore del 1871. In quegli anni Procuratore Patriarcale e Rettore del Pontificio Collegio era Mons. Elia Scedid affiancato per tutta la durata dei lavori edilizi dall’ architetto Carlo Busiri Vici, il quale curò oltre alla progettazione anche la direzione dei lavori. Fu lo stesso professionista a progettare e dirigere la sopraelevazione del Collegio e la costruzione della chiesa ne1 1915-1917, le cui realizzazioni avrebbero portato l’immobile allo stato attuale. (inscrire disegno della facciata della chiesa a firma di C. Busiri Vici). Purtroppo, per mancanza di studenti nel 1906, il Collegio richiuse le porte una seconda volta, per riaprirle poi nel 1920.

Con l’inizio della seconda guerra mondiale nel 1939, il Collegio venne chiuso una terza volta. In questo periodo, la Procura del Patriarcato Antiocheno Maronita rimase attiva in via di Porta Pinciana, sede del Collegio.

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23 maggio 1908 – Chiostro del Collegio in costruzione

 

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1938 – Interno della chiesa di S. Marun durante i lavori di affresco

Il Collegio oggi

Dopo sessanta anni di chiusura, il Collegio fu riaperto di nuovo su espressa volontà del Patriarca Cardinale Mar Nasrallah Boutros Sfeir. Avvalendosi dell’opera del Procuratore del Patriarcato presso la S. Sede a Roma il vescovo Emilio Eid (1958-2004), il Collegio fu restaurato completamente con l’aggiunta di altri locali destinati a sostenere l’istituzione; fu inaugurato ufficialmente dal Patriarca il 9 febbraio 2000 nella ricorrenza della festa Patronale di S. Marun e dell’apertura dell’Anno Giubilare del 2000; ma, solo il 15 settembre 2001, aprì le sue porte ai primi Alunni esclusivamente Sacerdoti.

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Atrio del Collegio Maronita su via Aurora


1Antonio Carafa (Napoli, 25 marzo 1538 – Roma, 13 gennaio 1591) è stato un cardinale, bibliotecario ed erudito italiano. Imparentato con papa Paolo IV, all’età di 15 anni venne a Roma alla corte papale, ebbe il titolo di cameriere segreto e, assieme al parente Alfonso Carafa, fu affidato alle cure del cardinale Guglielmo Sirleto il quale gli fornì una solida cultura umanistica. Non si interessò alla politica. Nominato canonico di San Pietro nel 1558, cadde anch’egli in disgrazia come i suoi parenti, ma poté rimanere a Roma quando gli altri Carafa vennero scacciati da Paolo IV (27 gennaio 1559). Perseguitato dal nuovo papa Pio IV, si rifugiò prima a Napoli e poi a Montefalcone, e si dedicò agli studi teologici e giuridici. Fu riabilitato dal pontefice successivo, Pio V eletto nel 1566: richiamato a Roma, il 24 marzo 1568 fu nominato cardinale. Poco incline alla politica, si dedicò soprattutto allo studio dei problemi dottrinali ed esegetici. Nel 1586 fu nominato prefetto della Congregatio Interpretum Concilii Tridentini avente il compito di divulgare le prescrizioni e le direttive del Concilio di Trento. Si interessò inoltre dei rapporti con le chiese cattoliche non di rito latino (protesse la Chiesa caldea e i Maroniti) e, soprattutto, di fornire edizioni critiche dei testi della Chiesa; fu quindi membro delle commissioni sul Decretum Gratiani (1566), sulla Vulgata (1569), sulla Septuaginta e sulle Decretali (1580) Atti dei Concilii 1583. Fu protettore della Biblioteca Apostolica Vaticana, a cui lasciò un notevole numero di codici greci e latini. Fece inoltre restaurare a sue spese la basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Roma.

2L’espansione della città verso est aveva già avuto inizio nel 1873, dopo l’approvazione del primo Piano Regolatore del 1871 elaborato da A. Viviani. Infatti, in quell’anno si prepara un piano per la costruzione di nuovi quartieri residenziali aile pendici della Villa Ludovisi. Net 1883 il Viviani firma anche il nuovo PRG che portera alla nascita di nuovi quartiere, cercando, perà, di preservare alcune delle più belle zone di Roma: nel 1885 Villa Borghese passa nelle mani del comune, che la esclude dalle lottizzazioni: non si poteva costruire su villa Medici, sede dell’Accademia di Francia; non si poteva edificare il Pincio, non si sarebbe potuto edificare su villa Ludovisi. Il principe Ludovisi non perse tempo e si accordà con la Società Generale Immobiliare lanciata nella sua prima avventura di grandi proporzioni: il 29 gennaio 1886 la convenzione col Comune era firmata, fuori dalle indicazioni di piano del 1883. La trasformazione della villa in una serte di case fu facilitata dalla costruzione di via Veneto: praticamente facilità e accelerô i guadagni del principe Ludovisi e apri alla speculazione un altro settore intorno al vecchio centro.Cosi si esprimeva Herman Grimm mentre la villa veniva distrutta per essere trasformata in suolo edificabile: “Bellissimi viali ombrosi di querce e allori, qua è là frammezzati da alti e grossi pini, tranquillità e aria balsamica facevano della villa Ludovisi uno dei luoghi di Roma ch’erano nominati per primi quand° si discorreva degli incanti della Città Eterna. Si, io credo che se si fosse domandato quai era il più bel giardino del monda, coloro che conoscevano Roma avrebbero risposto senza esitare: villa Ludovisi.
Fra le case che, divenendo Roma capitale d’Italia, veniva prima in mente a quanti conoscevano ed amavana Rama, c’era la speranza che quei giardini, con le belle fabbriche e con le statue e i quadri in esse contenuti, diventassero di dominio pubblico e fossero facilmente accessibili. Predire che sotto il nuovo Governo la villa dovesse andare distrutta, corne oggi accade, e gli allori, le querce, i pini abbattuti, came oggi ii vedi abbattere, sarebbe stata allora un’offesa che neanche il più acerbo nernico della nuova Italia avrebbe osato recarle, perché sarebbe sembrata un’enorme follia.” Herman Grimm: La distruzione di Roma, trad. it. di C. V Giusti, Firenze 1886 H. Grimm: professore di storia dell’arte all’università di Berlino Dell’antica proprietà rimane soltanto il “Casino dell’Aurora” situato tra via Aurora e via Lombardia a pochi passi dal Pontificio Collegio Maronita. Sui terreni che solo pochi anni prima facevano parte dei viali d’accesso al casino dell’Aurora sarebbero sorte le due unità irnmobiliari dei Maroniti.
Il terreno su cui sarebbe sorta la chiesa di S. Marun era stato acquistato il 17 agosto 1883 dal cav. Carlo Grilla in qualità di legale rappresentante della omonima Banca a favore di mons. Elia Huayek, Arcivescovo Maronita di Arca e Vicario Generale di Youhanna EL Hage, Patriarca Antiocheno dei Maroniti, con atto del notaio dott. Alfonso Giannini. Mentre quello su cui sarebbe sorta la nuova sede del Pontificio Collegio Maronita venne acquistato il 03.07.1895 dal sig. Achille Agostini a favore dell’ Abate Don Gabriele Cardaki, Procuratore dell’ Eccellentissimo Patriarca di Antiochia per lire 32.500, con atto del notaio Vincenzo Biasucci. (atii originali conservati negli archivi del Pontificio Collegio Maronita).